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— Io non ho veduto nulla, — rispose con serietà la madre, — ma anche se avessi veduto, il pane non lo getterei ai cani, perchè Nostro Signore ha detto di non gettare il pane ai cani.

Andrea alzò le spalle e tacque.

Attraversarono la pianura già verde delle prime erbe d’autunno. Per lungo tratto, dove si stendevano i prati che servivano di pascolo alle greggie ed agli armenti del Verre, non sorgevano che radi soveri secolari, alti, contorti, solitari, smarriti nella quiete del paesaggio lievemente ondulato.

Timi, lentischi e cespugli aromatici profumavano l’aria. In lontananza si scorgevano altri ovili, altri stazzi, una chiesetta bianca, il villaggio bruno, macchie e linee di boschi, strade bianche battute dal sole; poi, in fondo, montagne velate dai vapori azzurri dell’orizzonte.

Numerosi stormi d’uccelli si raccoglievano e cantavano tra i rami dei soveri; e al più piccolo fruscìo volavano via rumorosamente.

— La giovane che cuoceva il pane è moglie di “quell’uomo„? Avete osservato, madre? Taceva sempre e diventava rossa rossa.... — disse ad un tratto il fanciullo.

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