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216 | i giuochi della vita |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - I giuochi della vita.djvu{{padleft:224|3|0]] che persona entrare ed uscire dal cortile sempre più grigio.
— Facciamo l’avviso, — disse Carina. — Lei lo porta subito alla Tribuna, e non ci si pensa più.
Il signor Teodoro trasse il suo taccuino e si mise a scrivere col lapis.
— Scrittrice.... — cominciò Carina.
— Ma che scrittrice!... lasci fare a me, — diss’egli, masticando la punta del lapis.
Scrisse, cancellò, borbottò.
— Faccia presto! Faccia presto! — implorava Carina, guardando la porta verso le scale.
— Accidempoli, che fretta che.... che ha! Mi lasci fare, dunque!
Finalmente lesse l’avviso:
“Noto scrittore, costrettovi bisogno, venderebbe a persona cui piacesse pubblicarlo col proprio nome, romanzo originale italiano di indubitato successo. Scrivere Lapis, posta, Roma. Massima segretezza„.
— Una, due, tre, dieci, venti, venticinque parole. Vediamo un po’ se si può abbreviare. Togliamo massima segretezza. Sarà massima o minima.
— Lasci stare, — disse Carina, — va bene così.