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268 il fermaglio

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - I giuochi della vita.djvu{{padleft:276|3|0]] nello (ella s'immaginava fosse un anello) lo dia a me. Tanto, a chi lo lascia?

E gli sorrise, ed egli, ancora, spinto da una forza irresistibile, aprì le braccia per stringere quella che non era più la sua piccola Eva timida; ma ella lo respinse, senza offendersi, senza cessare di sorridere.

— Regalami dunque quell'oggetto, — gli disse. — Dammelo prima che riparta. Poi….

— Dove? Qui?

— No: ti dirò io dove. Verrò dai Magrini, domani, e se ti vedrò, ti dirò dove potremo vederci.

*

Ora egli aspettava, nel portico ingombro di saggina. Provava la stessa inquietudine soffocante che aveva provato in sogno, quando gli era parso di attendere Eva seduto sull'asse della barca abbandonata. Sarebbe venuta? Dove gli avrebbe detto di andare? Dove? Il posto del convegno lo preoccupava stranamente; egli cercava di pensare soltanto a ciò, forse anche per sfuggire al pensiero di ciò che doveva avvenire, perchè questo pensiero gli straziava il cuore. Eppure, tutta la sua

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