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lo studente e lo scoparo 289

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Lo scoparo s’avanzava lentamente, tagliando qua e là i migliori cespugli; ed a misura che egli si avvicinava, lo studente udiva distintamente un gemito, una tosse repressa, risuonante più entro il petto che sulle labbra del vecchio.

Zio Pascale aveva forse la febbre e vaneggiava perchè, quando egli giunse proprio sotto il piccolo rialto sul quale arrampicavasi il muro della vigna, Lixia lo udì parlare vagamente, come un sonnambulo.

— Maria Annicca, — diceva il vecchio scoparo, con leggero rimprovero, — perchè hai fatto ciò? Non sapevi che egli era un riccone? Ecco lì, sta ferma. Dove è la bisaccia? Ah, come farò io, San Francesco mio d’argento? Pascaleddu, agnello d’oro, non tormentarmi così....

— Zio Pascale? — chiamò lo studente.

Il vecchio, curvo a tagliare con una piccola falce un cespuglio di scope, s’alzò di scatto, come svegliandosi da un sogno, e mise la mano sugli occhi infossati.

— Chi sei, anima del purgatorio?

— Non mi vedete? No, sono un’anima dell’inferno.

— Ah, sei il figlio di Batóre Lixia? Dio ti

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