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sua cameretta ordinata e pulita, dove le cornici di alcuni graziosi quadretti, e il mandolino capovolto sopra un quaderno di musica, splendevano tenuemente all’ultimo barlume del crepuscolo.

E pensò alla cameretta di Raskolnikoff; quel buco stretto, polveroso, soffocante, che tanta influenza aveva avuto sul destino dello studente assassino, e si domandò se anche nella sua incolore esistenza non influisse la suggestione della sua cameretta borghesemente pulita e comoda.

Accese il lume, ripigliò la lettura e ritornò in quel mondo lontano, nel quale si viveva con terribile potenza di sentimenti. Ad ogni svolger di pagina gli pareva di provare le angoscie, le ansie, i tragici sogni di Raskolnikoff.

Per lunghe ore visse quella strana vita di riflesso, e dimenticò la realtà. Udiva appena un rumore monotono, continuo, cupo, e solo quando gli mancò il lume, e dovette lasciare il libro, si accorse che pioveva dirottamente. Si coricò, ma appena fu al buio, fra quel fragore melanconico di pioggia dirotta, sentì un gran freddo, e di nuovo fu colto da una cupa tristezza, dalla desolazione della sua vita me-

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