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La sua miseria, intanto, aumentava. Dovette vender libri, oggetti rimastigli del bel tempo antico, e infine il mandolino.

Le lezioni venivano a mancargli perchè egli s’inselvatichiva, fuggiva i compagni, non frequentava l’Università nè le poche persone che conosceva.

Fu in quel tempo che gli giunse una strana lettera di sua madre, e che egli ripensò con intensità a Radion Raskolnikoff, al cui destino paragonò ancora il suo.

La lettera, scritta malamente da sua madre, diceva così:

Amatissimo figlio,

È da un mese e più che tu mi hai scritto una cartolina, e dopo non ho saputo più nulla di te, la qual cosa mi tiene inquieta e pensierosa; penso che tu sii malato o che ti sia capitata altra disgrazia. Ti mando questo vaglia di lire trenta; ti faccio sapere che sono stata ventidue giorni in casa del signor Tedde, ad assistere la moglie che era in parto.

Tra il compenso e le mancie avute il giorno del battesimo, ho messo su quasi quaranta lire; te ne mando trenta, perchè le altre dieci occorrono a me. Il signor Tedde ha avuto un bambino maschio, bellissimo, che ha tanti

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