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Una dolcezza infinita era in quel lembo di pianura, in quel ramo fiorito, disegnato sul cielo chiaro; Andrea guardava e quando sua madre cessò di parlare, egli chiese:

— È fiorito anche il susino dell’orto attiguo?

— Ma.... non so, non ci ho badato! — ella disse alquanto meravigliata.

Allora egli uscì per vedere se il susino era fiorito.

L’albero sporgeva sul muro, a destra della piccola altura rocciosa; gemme bianche e verdognole, qua e là aperte in fiorellini candidi, coprivano i rami contorti. Andrea guardò a lungo il susino, poi volse lo sguardo per la pianura tutta verde. Le ginestre cominciavano a fiorire, e taluni prati erano così bianchi di margherite che parevano coperti di neve; stormi numerosi d’uccelli passavano nell’aria tiepida e calma.

Da tanti anni Andrea non vedeva la primavera della pianura. Da quando? Da tanto tempo! E forse questa era l’ultima primavera che egli godeva.

A quest’idea istintiva si rabbujò in viso, e sentì svanire quel tenero sentimento di gioia provato nel guardare i prati verdi e gli alberi fioriti.

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