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114 | grazia deledda |
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— Pazienza: siamo nati per soffrire.
— Sì, figlia benedetta, Dio ti benedica. Anche te… poveretta! Sì, Antoniotto lo diceva… anche tu, povera, hai un brutto male…
— Chi è Antoniotto? — domandò Barbara alla marinaia, mentre si avviavano fuor del paesetto.
— È il padrone della Maria Anna. Egli parla sempre di te; è innamorato cotto.
— Quel vecchio?
— No, il ragazzo; i vecchi sono al suo servizio.
Un fugace rossore animò il viso pallido di Barbara.
— Quel ragazzo che fuma sempre? Innamorato di me? Come lo sai? — domandò alla marinaia che la seguiva passo passo e rideva con malizia.
— Sì, sì, innamorato. Ebbene, signorina, ti voglio dire una cosa, per farti ridere. Dice che anche tu lo guardi! Dimmi la verità, non è sciocco?
Barbara rise; ma non sapeva se di piacere o di rabbia.
— Lo guardo! Certo, è un bel ragazzo, — disse, come a sè stessa. — E che non ho gli occhi per guardare?
La marinaia abbassò la voce, avvicinò il suo al viso di Barbara.
— Senti, — disse, con quell’istinto di lenocinio che hanno molte donne del popolo — è un ragazzo istruito; ha studiato, sai; voleva farsi prete, poi suo padre, che era padrone della barca, è morto; anche la madre è morta nello stesso anno. Egli ha