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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Il nonno, 1908.djvu{{padleft:117|3|0]] dovuto smettere; forse non aveva voglia di farsi prete! Io lo conosco da bambino: gli ho fatto un po' da madre. Viene sempre in casa mia; anche ieri è venuto, prima di partire. Se viene ancora vuoi che ti chiami? È curioso sentirlo parlare; parla bene, sai… Sì, tante volte si trattiene ore e ore, a casa mia; io tante volte lo lascio solo, mio marito non c'è, io devo andare ad attingere acqua…
Barbara finse di non capire, e cambiò discorso. Ma quando furono sulla collina, ella trasse dalla borsetta una lettera e si mise a leggerla attentamente. La donna la guardava con curiosità maliziosa.
— È del tuo fidanzato?
— Sì. Egli verrà a trovarmi fra una settimana, appena avrà il permesso dai superiori.
Il sole tramontava, rosso sull'orizzonte violetto. Le onde d'un azzurro denso, insanguinate dal riflesso del tramonto, venivano a lambire la spiaggia sotto la collina; pareva che il mare volesse avanzarsi, curioso, verso la terra immobile, ma arrivato ad un certo punto retrocedesse pentito, lasciandosi dietro qualche onda che si affrettava a raggiungere spaventata le compagne. E al ritirarsi dell'onda la spiaggia scintillava e pareva tutta di madreperla. I fiori della genziana odoravano sulla collina. E Barbara, infastidita dalle chiacchiere maliziose della donna, pensava:
— La natura è bella e sincera quanto noi, creature di Dio, siamo impure e maligne.