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ballora 127

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Il nonno, 1908.djvu{{padleft:129|3|0]] il Sindaco, uomo ancora giovane, simpatico, scapolo e benestante. Ma Ballora non aveva mai neppure osato di guardare in viso il Sindaco: egli era un uomo civile, fine, caustico, qualche volta anche maligno: non diceva mai le cose come le pensava; era amante dei comodi, delle vesti pulite, dei buoni cibi; insomma d'una razza diversa di quella dei Predas Aspras. Spesso, anzi, egli faceva stizzire Ballora. Appariva, tutto attillato, piccolo e svelto, con la cintura stretta, la berretta messa con arte sui capelli lunghi, neri, lucidi, un sorriso beffardo sul piccolo viso sbarbato, dalla bocca lunga e sottile: sedeva accanto al fuoco, cercando un posto ove non ci fosse fumo, guardava Ballora e diceva scherzando:

— Ballore Pintò; perchè te la tieni qui, questa pianticella? È tempo di innestarla, sai?

L'infermo, buttato sulla stuoia come un tronco abbattuto dal vento, guardava Ballora con affetto selvaggio e sorrideva per lo scherzo del Sindaco. Scherzo che pronunziato da altri gli avrebbe recato offesa.

— È troppo giovane, ancora… — rispondeva.

— Dicono che tuo fratello Matteu sia un buon coltivatore...

— Tiu Matteu è un pastore, non un contadino — rispondeva Ballora con dispetto. E andava a mettersi sul limitare della porta, e senza smetter di filare la seta cruda per una benda da testa, guardava in lontananza, verso l'orizzonte coperto di nuvole immobili, azzurrognole e rosee sullo sfondo grigio del cielo.

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