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il nonno 11

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Il nonno, 1908.djvu{{padleft:13|3|0]]passava una mano sulla testina del bimbo e lo guardava con ammirazione affettuosa.

— Poichè vi piace tanto, tenetevelo per figlio! - disse Nannedda. - È orfano di padre e fra poco lo sarà anche di madre!

— Son vecchio e son povero per potermi permettere tanto, - rispose ziu Andria.

— Per nipote, allora... - insinuò la donna.

Il vecchio corrugò le folte sopracciglia bianche; e la donna comprese i segreti pensieri che lo turbavano, e non insistè nel suo scherzo.

Dopo il pranzo i pastori ripresero le loro faccende e le donne si sdraiarono sull’erba e si addormentarono. Anch’io feci lo stesso. Quando mi svegliai vidi il bambino, nuovamente vispo e allegro, in confabulazione con Nannedda. Ella gli diceva:

— Senti bene: fra poco ziu Andria avrà finito, e verrà a sedersi ancora sull’erba. Tu devi gettargli le braccia al collo e tenerlo stretto forte: poi devi dirgli: - Nonno, sono vostro nipote, voglio restare con voi! - Hai capito?

— Sì, - rispose l’omettino.

Anch’io avevo indovinato tutta la commedia.

— Ma è possibile che il vecchio non conosca ancora il bambino? Non lo ha mai veduto? - domandai alla donna.

Non lo ha mai voluto vedere, - ella rispose. - Eppoi fino a ieri il bambino aveva ancora le sottanine: così vestito in costume sembra un altro.

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