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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Il nonno, 1908.djvu{{padleft:132|3|0]] drete stasera lo faccio arrabbiare. Voglio guardare il forestiere.

— Una fanciulla ben nata non deve parlare così, — disse severa la zia; — non deve guardare gli uomini, tanto meno se stranieri.

— I miei zii non ci sono, per potermi osservare, — pensò Ballora, senza rispondere alla zia. — Mi metterò in piedi, davanti al forno, perchè mio padre non mi veda.

E non sapeva se era il desiderio di far dispetto al Sindaco o l’ansia di veder «un uomo più bello di Tiu Matteu» che l’agitava tutta.

Il Sindaco tornò verso sera, accompagnato dal giovane nuorese.

I Pintore, donne, giovinetti, fanciulli, finivano di cenare, seduti per terra, intorno a un canestro colmo di pane d’orzo. Nel chiaroscuro della cucina piena di fumo, Miale Ghisu non distinse sulle prime che un gruppo di figure quasi selvagge; donne col capo avvolto e il viso ombreggiato da bende nere e gialle, ragazzi dai capelli lunghi, bambini dagli occhioni luminosi, e un gigante sdraiato su una stuoia, accanto al fuoco.

E solo questo gigante, ch’era zio Ballore, sollevò gli occhi, salutando lo straniero: le donne

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