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la medicina 189

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Il nonno, 1908.djvu{{padleft:191|3|0]] nari. E subito trasali, perchè la dormente, quasi indovinasse il pensiero di lui, diceva con voce monotona, agitando appena le labbra azzurrognole:

— Uomo mio, io non voglio nulla. Siediti, e dimmi cosa vuoi. Tu vieni di lontano e sarai stanco. Siediti.

— Vengo di lontano, — rispose il vecchio, fissando i suoi occhi maliziosi sul viso della dormente.

— Che lingua vuoi che ti parli?

— Saldu, saldu! E che siamo d'Oriente? — egli esclamò. — Parla sardo. Sono sardo e vecchio anche!

— Lo so. So tutto. Vedo tutto. Ti vedo; però se tu credi che io non dorma pungimi con una spilla. Vedrai: io dormo il sonno profondo di quelli che vanno all'altra vita e ritornano. Pungi, pungi, uomo.

Il vecchio fu tentato di pungerla davvero. Ma poi disse, con la sua voce sarcastica:

— Non ti pungo, non sono venuto per questo. Si pungono i pezzi di sughero e le foglie di fico d'India, per fare le magìe: i cristiani non si pungono. Se non avessi creduto non sarei venuto. Io vengo di lontano. Ho viaggiato due giorni e mezzo e due notti: sono vecchio e sono stanco. Facciamo presto.

— Facciamo presto, — ripetè la donna. — Sì, vedo che sei vecchio. Sei basso, ma sei robusto: hai il viso sbarbato, rosso come un'arancia: hai due riccioli bianchi sulle orecchie. I tuoi occhi

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