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solitudine! | 19 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Il nonno, 1908.djvu{{padleft:21|3|0]]un tratto di spiaggia ove le macchie della landa arrivavano fin quasi agli scogli. Sulle prime egli non vide altro: ma dopo qualche minuto gli parve di sognare ancora. Vedeva avanzarsi fra gli scogli un frate alto e magro, a capo scoperto, con la tonaca sollevata sulle gambe nude. Pareva che la strana figura uscisse dalle onde. La sua testa, circondata da una folta capigliatura arruffata, si disegnava, grossa e fantastica, sullo sfondo del mare. Sebiu gli corse incontro: il frate si fermò e lasciò cader la tonaca sulle gambe nude. Tremava e batteva i denti, e disse con voce debole e ansante:
— Dio sia lodato. Dov’è la strada?
Prima di rispondere, Sebiu, lo squadrò da capo a piedi.
A prima vista, al chiarore equivoco della luna, il frate sembrava un uomo ancora giovane e vigoroso. Ma tra il nero dei capelli abbondanti e il grigio della lunga barba, il poco di viso che si vedeva, e cioè la fronte rugosa, gli occhi infossati e il naso schiacciato e molte, davano l’idea d’una maschera di cartapecora, gialla e pesta.
Sebiu, che aveva fatto molti mestieri e si credeva un giovinotto furbo, capì immediatamente che il frate era un uomo travestito, forse un malfattore in fuga, inseguito dopo un crimine.
— Lodato sia Dio! - disse con voce ironica. E che cercate da queste parti?
— Ho smarrito la strada. Sono andato giù fino al mare... Cristiano... cristiano... dov’è lo strada?...