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26 | grazia deledda |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Il nonno, 1908.djvu{{padleft:28|3|0]]tesi maliziosi. - Sta molto meglio: è bella e fresca come un fiore. Persino il vicario, nel celebrare la messa, si volgeva a guardarla.
Sebiu sospirava.
— Ma sta meglio davvero?
— Ti dico, in mia coscienza, sta benone. Mi ha incaricato di dirti che se tu tardi a ritornare... verrà lei da te!...
Sebiu non credeva a questo scherzo, ma per deferenza al sorvegliante fingeva di stizzirsi e protestava.
— Pottoi vuol venire qui? Che venga pure, se non è contenta del suo malanno. Si buscherà le febbri.
— Ma che febbri, ma che febbri! Se questo è un luogo sanissimo! Con l’aria del mare!...
— Intanto son vari giorni che io mi sento poco bene. Ho il capogiro, ho sonno: la mia testa è diventata un molino.
Il sorvegliante lo guardava, e ammiccava.
— Sai che male è il tuo? È il male dei gatti a primavera. Lascia venir tua moglie!
— Zio Efisè! Non dite questo! - protestò di nuovo Sebiu, ma arrossì lievemente.
— Andiamo a tirar fuori i sacchi, - disse l’ometto, avviandosi alla tettoia.
— Due sono nella capanna: mi occorrono perchè la notte ho freddo.
— Tua moglie... potrebbe riscaldarti... - ripeteva il sorvegliante, smuovendo i sacchi.