< Pagina:Deledda - Il nonno, 1908.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

solitudine! 33

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Il nonno, 1908.djvu{{padleft:35|3|0]]

Senza abbandonare la briglia del cavallo, egli si avanzò fino all’apertura della capanna e si protese ari ascoltare; ma più che la curiosità lo spingeva il desiderio di sentire ancora la voce della donna.

Ella diceva, con accento vibrante di dolore e d’ira:

— Babbo, babbo! Che avete fatto? Avevate bisogno di questo? No, no, non ne avevate bisogno... Vergogna!

Il ferito non le rispose, e forse le accennò di non farsi sentire dal guardiano, perchè ella tacque un momento, e poi, con voce mutata, domandò:

— Come vi sentite? Siete in grado di fare il viaggio? Che cosa vi pare?

— Sei venuta a cavallo?

— Sì, ho preso un cavallo a Siniscola: andremo fin là a cavallo; poi prenderemo la carrozza.

Egli non rispose. Ella domandò:

— E il vostro cavallo?

— Me lo hanno preso... Tutto... tutto mi hanno preso... Mi son saltati addosso come diavoli. Dovevano seguirmi da un pezzo.

— Quanti erano?

— Due... Io non avevo un’arma. Ma mi son difeso col bastone: e allora m’hanno ferito...

— Eh, un frate non va armato! - disse Marianna con ironia.

Allora Sebiu si portò una mano alla bocca, per soffocare una risata. Gli pareva di capire finalmente il mistero tragico e ridicolo dell’avventura.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.