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92 | grazia deledda |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Il nonno, 1908.djvu{{padleft:94|3|0]]ai suoi tristi pensieri. «Se i poveri, — pensava — trattano così male il povero, come lo dovranno trattare i ricchi? Eppure Gesù disse...». Il sonno lo sorprese.
A un tratto si svegliò. Gli sembrava che una mano tirasse l’involto. Intorno era buio profondo. Egli gridò:
— Chi è? Chi mi deruba?
Per tutta risposta ricevette un terribile colpo di bastone sul petto. Gli parve che il cuore gli si spezzasse.
— In nome di Dio, lasciatemi! — prendetevi tutto, ma lasciatemi la vita.
Un altro colpo sulla testa.
Egli cadde riverso e credette di morire. Ma l’istinto della vita lo sorresse: rimase alcuni istanti immobile, poi si alzò e balzò fuori.
Balzò fuori e cominciò a correre in modo veramente prodigioso per la sua età e per lo stato miserando in cui si trovava. La luna splendeva ancora sul cielo lucido e chiaro. Il vecchio correva, spinto da un terrore indicibile: la testa e le spalle gli ardevano, come scottate da un getto di acqua bollente; i pensieri gli sfuggivano. A un tratto, arrivato davanti alla palazzina bianca, cadde e non potè più sollevarsi. La luna gli parve un buco, sul cielo freddo e lucido; un buco dal quale si scorgesse lo sfondo d’una casa d’argento.