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L’apparizione.

Due paesani, uno d’età avanzata, molto grasso, un po’ abbandonato sulla sella del suo cavallo robusto; l’altro agile e svelto, bruno e bello, dritto come un centauro sul suo cavallo grigio ancora allo stato selvatico, viaggiavano assieme attraverso la Serra, luogo boscoso e solitario.

L’uomo grasso, il cui viso colorito e gonfio inspirava un certo senso di fiducia e quasi di letizia, fermava di tanto in tanto il cavallo, e si guardava attorno con soddisfazione, quasi come Carlo V quando guardava i suoi regni.

— Quello è mio e quell’altro è mio! — diceva al compagno, additandogli qualche bosco di soveri o qualche estensione di terreno coperta di pascoli o di frumento. — Vedi quanto sughero, Juanne Pala? Se la scorza di quei soveri fosse d’argento, non varrebbe di più. Mi hanno offerto quattrocento scudi: ma io ne voglio il doppio.

Il giovinotto, che era appena tornato dal servizio militare e si credeva molto furbo, guardava di qua

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