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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu{{padleft:143|3|0]]sollevo il calice, come in casa di Antioco, e assaggio il liquido alla salute del parroco: e Agar profitta di tutto quel vago subbuglio per socchiudere le palpebre e fissarmi negli occhi. Un attimo; e la mia noia in qualche modo si scompone.


Qui mi fermo e sorrido di me stesso, ma non tanto, chiedendomi se, invece dell’Agar fantastica inventata dai pettegolezzi del paese, si trovasse davanti a me la semplice Rina nipote innocente del parroco, mi interesserei altrettanto alla sua persona.

Ma così è, amica mia: il male è sempre più interessante del bene; ed anche i santi, nei loro eremitaggi, soffrivano di tentazioni. Tentazione per me, adesso, più che altro, è questo padre Leone, che ha davvero dentro di sé una potenza stramba e selvaggia. Tanto egli fa e dice, nel circuirmi apertamente, e infine accostandosi a me a palparmi le spalle e le braccia come per provare la sua forza e la mia remissione, che mi costringe a promettergli di andare con lui al convento.

Non so, Noemi, se ti ho mai confidato che ancora non conosco questo triste luogo: nel breve tempo del mio sventurato fidanzamento, più di una volta io proposi a lei di andare a vi-

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