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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu{{padleft:167|3|0]]Così, premuroso e quasi preoccupato, lasciò cadere la mia osservazione sulla bellezza ambigua di Agar: mi parve però lo facesse apposta; e insistei:
— Ma, signorina, perché non si taglia le treccie? Chi le porta più, ormai, se non appunto le eroine dei quadri antichi?
Ella le sollevò e poi le incrociò di nuovo sul petto, con un gesto che le è abituale, pudico e provocante nello stesso tempo.
— È un voto, — disse: e non so se ella scherzasse o parlasse sul serio: — quando saranno lunghe fino alle ginocchia, le taglierò e le offrirò alla Madonna.
— Voti da marinaio, — brontolò il frate; e sebbene io fingessi di non capire, ella scattò fra inviperita e supplichevole, e d’impeto esclamò:
— Perché da marinaio? Che ho fatto, io? E lei, padre, i suoi voti non li ha mantenuti?
Poi si frenò, anzi ricadde in uno stato d’animo che le è frequente, che si direbbe di indifferenza e distrazione, se non si notassero sul viso i segni di una tristezza disperata.
— Sa, — disse padre Leone, mettendomi sul piatto un’enorme coscia di gallina: — io sono stato fra i selvaggi, ed anche fra i cinesi, che sono più crudeli e barbari dei pellirosse: qualche cosa le ho raccontato, qualche altra, se ne avrà piacere, le racconterò.