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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu{{padleft:26|3|0]]mie qualità buone e generose. Avrò torto; sono diverso dagli altri uomini; lo so, non sono cattivo come gli altri.
– E tu, – ella riprende, con voce sorda, ma in qualche modo convinta, – continua ad essere buono e generoso: vedrai che le cose cambieranno. Devono cambiare.
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Ma ogni parola di lei era un colpo di martello sulla testa di Franco. Si portò le mani alla fronte, parve volesse fasciarsela; tornò a dibattersi tutto, torvo e pesante.
– No, no, no. Mai, mai più: non si torna indietro. Era meglio fossi morto, quella volta, quando tu entrasti nella mia camera, nella clinica, e mi hai dato del tu, come una madre, poiché si dà del tu ai moribondi. Adesso sono di nuovo moribondo; ma la tua pietà è finita. E va bene: ma, tanto, qualche cosa di terribile deve accadere.
Allora Noemi credette che egli avesse propositi di suicidio, e pensò che era suo dovere di tentare di salvarlo. Disse, con voce tenue e buona di fanciulla:
– Franco, che dici? Sì, una madre; lo sono stata, per te, vorrei esserlo ancora. Ma tu non hai avuto confidenza, in me; tu hai creduto,