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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu{{padleft:96|3|0]]è povero. I pochissimi abbienti, poi, non sono eccessivamente religiosi: vanno a messa, sì, la domenica, anzi c’è una messa speciale per loro, all’albeggiare, nella stagione della caccia, che permette loro di partire tranquilli a massacrare la selvaggina, la passione venatoria essendo qui secolare e inestirpabile. Scusi, lei, forse, partecipa a questa malattia?
— Sì, — dico io, strascicando la sillaba; — ma in forma più grave: la caccia ai sogni.
Egli non si impressiona, anche perché ha già indovinato in me questa infermità cronica. Mi impressiono piuttosto io, quando egli riprende:
— Non c’è, qui, di veramente ricca, che una sola famiglia: la famiglia Decobra; ma non dà un centesimo a nessuno.
Qui egli si fermò, prendendo d’un tratto, un’aria impassibile; anche la sua mano si era ritirata, quasi nascosta, e quindi l’anello non si vedeva più. Avevo una improvvisa sensazione di buio: eppure il mio cuore tremava tutto, come la fiamma nel focolare, poiché la famiglia alla quale egli accennava, è la famiglia di lei.
Noemi, non ricordo più di che cosa si è parlato, dopo. Solo ricordo che in ultimo, dopo che gli ebbi offerto una tazza di caffè, nella mia