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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:122|3|0]]tenne per la catena facendolo dondolare come un ragno d’oro attaccato al suo filo. Poi ella si passò al collo la catenina e regolò l’ora con l’ora dell’orologio di Stefano.
Così le loro vite dovevano correre assieme, minuto per minuto, meccanicamente.
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Uno scalpitare grave di buoi annunziò il ritorno di Agostino. Nel vano della porta apparve come nello sfondo bigio d’un quadro la sua figura a cavallo fra due grossi buoi neri ch’egli si traeva appresso prigionieri: in fondo la figurina scura di zio Taneddu, con la barba rossiccia lasciata crescere in segno di lutto, salutava Mikedda ferma sul portichetto col lume in mano.
E mentre i due servi s’incaricavano di legare i buoi e il cavallo, Agostino entrò, senza dimostrare troppa fretta nè troppa gioia; strinse la mano a Stefano; poi sedette accanto alla tavola, con le ginocchia unite, il pugno chiuso. Era stanco ma soddisfatto. Soddisfatto perchè vedeva il suo miglior sogno conchiuso; Stefano Mura seduto al suo focolare, e sul petto di An-