< Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 121 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:129|3|0]]un ovile, col rumore dei cavalli che scalpitavano nel cortile, il cane accovacciato davanti al focolare e qualche agnello scorticato, nudo, col grappolo violaceo delle viscere pendenti dal ventre spaccato, appeso ai piuoli della parete.

— Che cosa ti diceva il vecchio? È contento?

— Contento è.

— Che pensi, tu? Li farà sposare presto quei ragazzi? Non conviene per il lutto, ma sarebbe meglio farli sposare presto.

Che dice, il vecchio?

— Nulla mi ha detto, di questo. Parlava della moglie morta come sia ancor viva ma lontana di casa. Ma è sano e forte, zio Predu. Quello è uomo che se vede che le cose non vanno bene, riprende moglie.

Ella tornò a spalancare gli occhi, e come un mondo di formiche le si destò dentro come dentro un tronco morto.

— Tu sragioni, Juanniccu; pazzo sei.

È destino che ogni volta ch’io parlo con te mi debba arrabbiare. Sei proprio il castigo dei miei peccati. Perchè le cose non devono andar bene? — proseguì, tirando fuor delle lenzuola la mano e agitandola come avesse ancora la canna. — Uomo savio è, Predu Mura; e alla sua

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.