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Poi tacquero. La madre gli lasciò il braccio, abbandonò la mano sull’orlo del letto e chiuse gli occhi.
— Nina è onesta, — disse finalmente. — Non lo ha neppure guardato in viso, oggi; è stata sempre silenziosa e nascosta. Sognato hai, tu. E t’impongo di non parlare più con nessuno d’una simile cosa. Neppure con me. Vattene.
Ma nel vedere che egli obbediva lo riafferrò per la manica.
— Dimmi una cosa. Si sono più veduti, loro due?
— Nina non è più tornata là, nè Stefano è mai venuto qui. Dove si vedevano?
— Vattene.
Eppure non lo lasciava, aggrappandosi a lui, nel suo naufragio, come ad un tronco morto galleggiante. Tante cose avrebbe voluto domandargli: tante cose che ella stessa sapeva senza risposta; ma quando egli accennò a rimettersi a sedere lo spinse con quanta forza aveva.
— Vattene.
E rimase sola, nell’ombra rossastra e tremula che pareva prodotta dall’agitazione del suo cuore.