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— No, non è la verità, Juanniccu! Tu mi hai accusato di un peccato che io non ho commesso.

— Io non ti ho accusato di peccato. Cos’è il peccato? E che colpa hai tu se le cose del mondo vanno così? Vanno così perchè devono andare così. A volte vogliamo metterci riparo, ma è come mettere la mano contro un fiume che straripa. E bisogna lasciarlo straripare. Così a te è piaciuto quell’uomo perchè eri donna, e ti sei trovata sola con lui, in momenti nei quali ti pareva ancora lecito di guardarlo; perchè ti pareva fosse un uomo libero e tu una donna libera. Invece non siamo mai liberi. E non lo siamo perchè non vogliamo esserlo. Se tu volevi esserlo, potevi prenderti quell’uomo; e Annarosa si prendeva il suo ragazzo e così stavate contente tutt’e due, almeno per un po’ di tempo. Ma è che qui in questa casa, poi, si è tutti come ragazzi: si cerca tutti di disobbedire ma non si può. Non si può, non si può, — ripetè più volte, dondolando la testa.

La donna l’ascoltava stupita; lo sdegno le svaniva dal cuore; sentiva bene di parlare con un ubriaco, eppure aveva desiderio di dirgli «hai ragione».

— Juanniccu, — ricominciò, — è que-

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