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VII.


La domenica dunque, si annunziò come un giorno di grande festa per tutti.

Era di maggio, il giorno dell’Ascensione. Già dall’alba le campane suonavano, e un usignolo era venuto fin sull’orto a sgranare sulle rose e sui fiori d’aconito sbocciati sul muro, le sue note periate.

Dal finestrino della sua stanzetta zio Taneddu vedeva, nel cambiarsi la corta camicia cucita e rattoppata dalla sua prima moglie, le vecchie querce nere, già lontane nella valle, tutte dorate dalle foglie nuove, e i macigni di granito scuro sui monti coperti dal fiore rosso del musco. Perchè anche lui non doveva rivestirsi di colore, e ridare a una donna le chiavi della cassa di sua moglie?

Per adesso indossava il costume ancora nuovissimo da vedovo; aprì il finestrino

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