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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:188|3|0]]corpo inerte, più morto di quello della nonna; poteva bastonarlo finchè voleva, non riparava nulla. E le parole dette restavano dette e non si cancellavano più. Piuttosto era forse necessario impedirgli di parlare oltre. Gli pareva che zio Predu, pur continuando a mostrarsi tranquillo e a discorrere placidamente, avesse mutato sguardo; non beveva più, non accennava più col bicchiere. Come una nebbia vaga, fredda, era caduta intorno velando l’atmosfera prima così calda e limpida.

— Domani questo idiota di nostro zio andrà ancora dal vecchio e continuerà a dirgli pazzie, — pensava Agostino. — Bisogna impedirglielo: bisogna educarlo come un ragazzo. Perchè non l’ho fatto prima?

S’irrigidì, col pugno sulla tavola come quando faceva i suoi calcoli; ma un lieve tremito gli scuoteva il polso: poi sentì che la nonna lo guardava e la guardò. Si intesero. Si promettevano di essere forti, di essere sempre le colonne della famiglia.

Egli aveva già risolto il problema.

— Non solo costringerò quest’idiota a venir giù con me domani mattina al podere, ma lo chiudo laggiù finchè non si celebra il matrimonio: lo lego, se si ribella, gli cucisco la bocca con uno spago; e penserò poi io a tutto il resto.

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