< Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 181 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:189|3|0]]

E di nuovo guardò la matrigna e si accorse ch’ella era più pallida del solito e dimagrita.

— Bisognerà dirle che tenti d’ingrassare di nuovo. Ci penserò io a dirglielo.

Infine guardò Stefano. Lo vide tutto intento ad Annarosa, e questa che sorrideva china come a specchiarsi nel suo piatto lucente. Allora, sollevato, gridò, alzando il bicchiere:

— Oh, zio Predu. avete dunque deposto la vostra arma? Su, su, coraggio: siamo in tempo di guerra.

E si sentì più tranquillo poichè il vecchio sollevava anche lui il bicchiere e sporgendolo di qua e di là brindava alla salute di tutti.

— Evviva! Evviva! e larghi anni di felicità a tutti. Ebbene, vieni qui, Taneddu Mariane, — chiamò poi verso la cucina: — te ne stai lì a rosicchiare come un topo: eppure anche tu andrai alla guerra.

Il contadino fu sull’uscio, coi suoi occhi maliziosi subito rivolti a Juanniccu.

Agostino l’osservava; vide quello sguardo e ricadde nella sua inquietudine.

— Ha sentito anche lui.

E gli parve che tutto il paese avesse sentito le parole stolte dello zio: ma toccava a lui rimediare.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.