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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:207|3|0]]astuzie e le raffinatezze della città. Ricordava quegli anni come anni di esilio. Aveva conosciuto i luoghi del vizio mascherato di piacere. La sua natura indolente e sensuale lo portava, sì, al piacere, ma la sua anima primitiva si smarriva nei sogni; sognava sempre, anche urtando contro la più brutale realtà. Però il suo istinto paesano lo salvava sempre dalle cadute troppo pericolose: la diffidenza e anche un po’ d’avarizia spirituale lo aiutavano. Poi....

Poi era tornato a casa, con la sua laurea. Ma la nostalgia non gli passava. Ed egli sentiva bene ch’era la nostalgia per luoghi e cose che non avrebbe ritrovato mai più; per la vita che non gli avevano permesso di vivere. Sognava, a volte, di tornarsene nella città, di mischiarsi alla vita marina dei grandi centri: aveva mezzi, poteva, volendolo, farsi anche eleggere deputato, salire al potere. Ma, in fondo, sapeva che neppure questo avrebbe risolto il problema della sua felicità. Ed era scontento; si sentiva solo, goffo, gli pareva di essere brutto e guardato dalle donne solo per interesse.

D’un tratto tornò a sedersi presso il padre.

— Sì, — disse con voce sommessa ma

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