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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:217|3|0]]lare ancora con la nonna; anche perchè l’aspetto di lei e il suo silenzio ostinato, le destavano più che mai un senso di paura.

E andava e veniva, ma non trovava pace.

Nella cucina era rimasto l’odore del pesce arrostito e dello zucchero bruciato; la cenere fumava ancora di grasso. Quell’odore e quel fumo la soffocavano. Sentiva voglia di battere la serva che di tanto in tanto la guardava coi suoi occhi di cagnolino buono.

Andò nell’orto e si buttò sull’erba, al sole, col desiderio di morire; ma in fondo aveva la speranza che qualcuno venisse a salvarla.

Vide la matrigna apparire sull’alto del vialetto, avanzarsi lenta e nera nel sole. Sentì che la donna la cercava, che vigilava su lei. Forse veniva a salvarla. Adesso le si avvicinava, adesso si chinava su lei per dirle che tutto era stato un cattivo sogno. Stefano è tutto tuo, Annarosa; sollevati. Tu puoi averlo ingannato perchè ti costringevano a ingannarlo; perchè sei una debole fanciulla: ma egli è uomo e non ti ha ingannato; sollevati.

Ma la matrigna passava oltre. Si chinò fra l’erba a cogliere qualche cosa, tornò

    Deledda, L’incendio nell’oliveto. 14

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