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— Io non l’ho neppure veduto.

— Egli non va mai laggiù; qualche cosa dev’essere accaduto.

— Che cosa volete sia accaduto? Agostino lo avrebbe mandato a dire: avete sentito, lavoravano nell’oliveto.

— Juanniccu non è buono, a lavorare.

— Forse ci sarà del bestiame che pascola, e Agostino l’avrà pregato di aiutarlo a stare in agguato, stanotte.

— Juanniccu non è buono a stare in agguato, lui! No, qualche cosa di nuovo c’è.

Tacquero. Ma tutte e tre pensavano la stessa cosa. Pensavano che Agostino doveva aver costretto lo zio a scendere al podere per chiedergli spiegazione delle sue parole, e lo teneva laggiù per impedirgli di parlare oltre. Troppo tardi, pensava la nonna. E Annarosa, non ostante la sua pena e la sua umiliazione, sentiva un sorriso ironico fiorirle sulle labbra ancora amare di pianto.

L’altra stava immobile in mezzo alla stanza.

— Ascoltatemi, — riprese la nonna, con la voce rauca che tremolava, — mala giornata è stata oggi, per noi. La tentazione è entrata in casa nostra e ci succhia il sangue come il vampiro. Ebbene, rimedio bisogna porre; e subito.

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