< Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 244 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:252|3|0]]


XI.


Agostino tornò presto, la mattina dopo. Il chiarore arancione del sole che sorgeva sui monti penetrava, attraverso le finestre sull’orto, fino alla stanza da pranzo; ma pareva una luce triste di ceri che illuminasse un cadavere, tanto la nonna era disfatta e pallida, con gli occhi cavernosi. Rivolta un poco a guardare nel cortile, con la speranza che anche Juanniccu rientrasse, vedeva Agostino legare il cavallo all’anello del portichetto, senza togliergli la sella, e la bestia che allungava la sua faccia biancastra come a guardare dentro la casa, scuotendo la coda battuta dai riflesso del sole.

S’indovinava l’intenzione di Agostino, di ripartire subito; ed ella lo guardava con occhi ostili, come un nemico. Tutti oramai le erano nemici; la nuora, la ni-

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.