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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:270|3|0]]lascio? Tu sei ancora così giovine, ed io non ho nessuno di cui fidarmi. Ti avessi almeno già sposata. Adesso non faccio a tempo neppure a questo. Eppoi, mi disse quel tale, bisogna anche far testamento prima di partire. Tutto a te lascerò, s’intende.

— Io non voglio nulla. Voglio solo che tornate. O perchè vi mandano alla guerra; non ci sono i soldati? Non andateci: ecco tutto. Perchè non vi nascondete?

— Tu sei idiota, — egli gridò respingendola.

E lei rimase curva con gli occhi spauriti, fissi al portoncino chiuso, come se il nemico ignoto col quale il suo uomo doveva combattere fosse già lì, fuori, e tentasse di invadere la piccola casa e portarsi via i buoi, il frumento, e ammazzare il padrone. Ma in fondo le rimaneva la lampada della vita: la speranza.

— Non tutti muoiono in guerra. Vi ricordate zio Saba? E tornato con una gamba di legno, ma è tornato. E svelto ancora! Va ancora a rubare le olive, nel podere della mia padrona, e si riconosce che è lui dalle orme. E voi siete più svelto di zio Saba: vi salverete. Ne avete passate tante!

Anche lui era certo di salvarsi: ne aveva

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