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La serva si lasciò scivolar giù sul fianco ansante del cavallo.

Anche il contadino era corso fuori dal suo cortiletto e aspettava ansioso che Mikedda parlasse.

— Nulla c’è! — ella disse con voce accorata. — C’è il fuoco nell’oliveta. Brucia la casa, bruciano gli olivi intorno: anzi la casa è già bruciata. Il padroncino Agostino e altri uomini accorsi tagliano le piante per fare uno spazio libero intorno all’incendio perchè questo non si estenda. Corri anche tu, Taneddu mio; cerca altri uomini e corri laggiù per aiutare a spegnere il fuoco.

— Tu sogni o dici la verità? — esclamò l’uomo, mentre Annarosa s’appoggiava tremando al muro senza poter parlare.

Allora Mikedda si riattorse con ira i capelli, volgendosi verso il contadino.

— Corri, ti dico. Che fai, lì? Si tratta d’aiutare i padroni.

L’uomo esitò un istante: poi andò verso il cavallo che s’era messo al posto ove lo legava il padrone quando intendeva di ripartire presto, vi montò rapido, e uscito nella strada battè col piede alla porta del fabbro per avvertirlo che anche il suo oliveto era minacciato.

— Datemi una scure, — gridò.

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