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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:43|3|0]]vista, di ceri, Paschedda Mura. Donna avara era, Paschedda Mura, ma donna savia. E adesso va, Nina mia, e Dio t’accompagni.

E la donna andò. La serva e Gavino l’accompagnarono fino alla strada, poi tornarono indietro discutendo su quante migliaia di lire possedeva zio Predu Mura.

Forse centomila, forse trecentomila. E una casa grande, e un’altra casa in campagna; e le casse piene di roba, la cucina piena di rame, la cantina piena di botti, la dispensa piena di orci d’olio e di frumento: tutto pieno gonfio da non potercisi muovere.

— Dev’essere un bel pensare, però, in quella casa, — disse la servetta, riprendendo il suo posto fra la scranna e il muro. Non ricevette risposta e anche lei tacque, pensierosa. E nel silenzio si sentì di nuovo il soffio del vento e nella cucina scura il frugare e rosicchiare di topo di Gavino.

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