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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:45|3|0]]lesse portar via, guardò dall’alto la servetta venuta ad aprire brontolando.
— Ebbene, cosa fa, non entra? Se sta un altro po’ la chiudo fuori. Non sa che siamo sole, che il padroncino Agostino è rimasto laggiù?
Allora fu lui a chiudere bene la porta, scuotendosi d’un tratto da quella specie di sonnolenza che lo avvolgeva di continuo e lo separava dalla realtà. L’idea che l’altro uomo della casa era assente parve ridestargli un senso di responsabilità.
Si sentì, almeno per quella notte, capo di famiglia, protettore delle donne e dei ragazzi. Andò quindi a vedere come stava la madre. Era già a letto, la madre, nella camera in fondo illuminata solo dalla luce della stanza da pranzo: il suo viso immobile, nel cerchio della cuffia nera, pareva dipinto sul guanciale bianco: ma gli occhi erano aperti e vivi.
— Stato sei, dai Mura? — domandò sottovoce.
— Stato sono: la donna se ne va.
— Siamo sole in casa.
— Starò io, qui giù, alzato.
— Allora di’ alle ragazze che vadano a letto.
Egli tornò di là ma non osò dir nulla.
Sedette al posto che Annarosa, come