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III.


La malattia della parente fu lunga. Nina andava e veniva, e quando la malata si aggravava, passava la notte presso di lei: nei primi giorni pareva quasi si divertisse, tornava a casa col viso fresco, gli occhi ridenti, e raccontava che, sebbene con la febbre alta e in pericolo di vita, zia Paschedda si preoccupava per le cose domestiche e non si fidava che di lei.

— Quando non ci sono io è più grave del solito, benchè il vecchio non si muova più di casa. Sta lì seduto sulla cassa, a intagliare una pipa di radica, e quando zia Paschedda va un po’ meglio, le racconta storie e storielle. Anch’io lo ascolto con gusto: parla e poi d’un tratto pare si burli di chi l’ascolta, ma le cose che dice sono piacevoli. È un uomo furbo!

Anche Mikedda veniva ogni tanto man-

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