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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:60|3|0]] gridare coi ragazzi che, ritti in equilibrio sul paracarri pericoloso dello stradone, giocavano alla fionda, mirando con un occhio solo, tesi ed agili come veri frombolieri. I sassolini che essi lanciavano volavano fischiando come freccie e cadevano intorno al contadino che lavorava nell’orto; qualcuno lo colpiva, egli però non se ne dava per inteso; la sua piccola figura si alzava e si abbassava fra la terra smossa, del colore stesso della terra, e la zappa, ogni volta ch’egli la sollevava, si portava con sè un ciuffetto d’erba.
Annarosa gli andò vicino, sfidando i proiettili dei ragazzi, per domandargli come stava la moglie.
— Guarirà anche lei. Zia Paschedda Mura pareva morisse; invece adesso sta bene; ed è la stessa malattia di tua moglie.
Egli non smise di lavorare; anzi ficcò con più forza la zappa per terra, smuovendo una grossa zolla che gli si rivolse sui piedi e glieli coprì con la sua onda scura.
— Io ho invece paura che Dio si riprenda mia moglie: ma sia fatta la sua volontà!
Quel dolore rassegnato, che pareva cadesse fra la terra smossa, come la gioia