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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:71|3|0]]cadavere: e gli occhi di Paschedda Mura si ostinavano a riaprirsi, come per fissare ancora le casse e gli armadi della sua camera. Certo, doveva esserle dispiaciuto molto lasciare così la sua roba, senza altre donne in casa. Gli uomini son buoni a custodire la roba di fuori, non quella di dentro. Le sembrava di vedere zio Predu seduto smarrito accanto al fuoco spento, con le mani abbandonate con desolazione sulle ginocchia, e Stefano che andava e veniva e spiava ancora un segno di vita sul viso della madre, ostinandosi a non crederla morta.

Ma ecco Mikedda, che stava già nel cortile a spezzare legna con la scure, precipitarsi nella camera.

— Padrona mia, sentito avete? Zia Paschedda se n’è andata.

— Andata!

— E il padroncino Agostino che è già partito! Adesso sarà a metà strada verso l’oliveto. E anche zio Taneddu è già andato laggiù. Come si fa, adesso?

— Lascia, — disse con pazienza la vecchia padrona. — Quando tornerà, Agostineddu saprà la notizia e farà a tempo ad andare ai funerali. Tu, intanto, chiama la tua padroncina e prepara il caffè da portare in casa della morta.

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