< Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 84 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu{{padleft:92|3|0]]guardò terribile, battendole la canna calda sul piede nudo, e Agostino le domandò:

— Che ti salta il grillo di sposarlo tu?

— Chi lo sa! — gridò lei con voce stridula.

— Dio mio! — esclamò Annarosa, irritata, — la morta è ancora calda nella sua fossa e voi già parlate di queste cose!

La matrigna riprese a raccontare i particolari dei funerali, e chi c’era stato per le condoglianze; tutte le persone più importanti del paese, proprietari, impiegati, avvocati.

— Il vecchio però è furbo. Nonostante il suo dolore guardava uno ad uno tutti quelli che gli sfilavano davanti, poi a volte guardava verso Juanniccu nostro e mi pare avesse un’aria di beffe.

— Di chi si beffava? Di zio nostro, forse? — domandò energicamente Agostino. — Io non mi sono accorto di nulla. Con me zio Predu è stato serio.

La matrigna riprese, con voce stanca:

— No, che dici? Guardava Juanniccu come per dirgli: guarda quanta gente che non mi ama e pure viene a condolersi con me. Stefene invece piangeva, e i suoi amici lo baciavano. È buono, Stefene, se uomo buono c’è. Senza vanità, senza attaccamento alle cose del mondo. Vi ho

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.