< Pagina:Deledda - L'ospite, Cappelli, 1898.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
80 un giorno

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - L'ospite, Cappelli, 1898.djvu{{padleft:92|3|0]]fiori sulle acque tranquille e silenziose. E pensava al suo amore lontano, che era al di là dell’orizzonte vaporoso, al di là del mare, al suo amore intenso e sovrumano, al suo ideale struggente e adorato, col quale avrebbe voluto morire lassù, in uno di quei vespri misteriosi e profondi...

— Jame, — disse ad un tratto, — che sono quelle cose laggiù, in mezzo all’acqua?

— Son vacche che s’abbeverano, non vede?

— No, non le distinguo bene. Non ho la vista molto acuta... come lei...

Lo guardò negli occhi, e parve finalmente accorgersi della suprema bellezza di quel volto, perchè restò estatica a guardarlo. I loro occhi s’incontrarono per un secondo, ma questo bastò perchè Jame si sentisse completamente affascinato.

Francesca lo vide impallidire in un modo strano, e scorse le sue lunghe palpebre sbattersi rapidamente, nel modo con cui i bambini precedono il loro pianto.

Volle chiedergli che aveva, che cosa si sentiva, ma non potè. Si domandò invece dolorosamente:

— Perchè son venuta?

Poi, come traverso un velo, vide Jame

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.