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— Madre, madre! — disse, appoggiandosi allo stipite sopra di lei. — Fate coraggio. Andrea è morto per disgrazia. Stamattina all’alba andò da Bobore Puddu il cacciatore e lo invitò a recarsi assieme a caccia...

Ripetè parola per parola il racconto della donna: parlava rapido come un attore che sa bene la sua parte, e gli sembrava di aver vinto il primo senso di stupore e di angoscia, e d’essere forte per confortare sua madre: ella però gridava tentando di battere la testa allo stipite, tenuta ferma da Maria Luisa Zoncheddu che le si era inginocchiata alle spalle e la teneva stretta al suo petto; e d’un tratto egli non seppe più cosa dire; provò un senso di angoscia insostenibile, appoggiò il braccio al muro, il viso al braccio e scoppiò in singhiozzi.

Adesso erano le parole stolte della madre che risuonavano intorno.

— Tu l’hai ucciso! Tu l’hai ucciso!

E non riusciva ancora a spiegarsi bene perchè Andrea s’era fatto uccidere; però sentiva il desiderio di convincersi che l’infelice era davvero morto per disgrazia.

Il suo turbamento durò poco; egli credeva d’essere forte e s’era proposto d’imitare sempre colui che non voleva riconoscerlo per figlio: ricordò quindi le parole di zia Andriana: «il vecchio non ha pianto» e pensò che non doveva piangere neppure lui.

Che fare, però? La madre adesso sapeva, e le donne pietose intorno s’incaricavano di con-

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