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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Le colpe altrui.djvu{{padleft:22|3|0]]bollente, io, che una palla trapassi il fegato a chi mi vuol male?

— Silenzio! Basta con le imprecazioni.

Ma il malato si agitava sempre più.

— Perchè dovrei essere freddo, adesso? per un po’ di male ai reni? Ne abbiamo avuto, di mali, ai reni, ai fianchi, alla testa, e non siamo crepati. Ebbene, vecchiona, vattene, — urlò — va a filare in cucina e non lasciar entrare nessuno.

E siccome la vecchia gli rimboccava le coperte e gli tastava il polso entro il quale pareva scorresse davvero un ruscello bollente, egli sollevò le ginocchia e sul lettuccio si formò una piccola montagna.

— Da tre giorni così — sospirò la donna. — Eh, sì, vado, vado! Se morrete voi non morrò io.

— Alla forca! Tu non muori, no, sei a prova di fuoco, vecchia come una strada. Ebbene, — disse quando la serva se ne fu andata — avete il crocefisso, compare Zironi? Voglio confessarmi. Finalmente quella baldracca della morte è qui.

— Che modo di parlare è questo? Se continuate così non vi confesso, no — disse il frate traendo dalla manica un piccolo crocefisso di metallo.

Allora Bakis Zanche diventò pallido e cercò di chetarsi; ma in mezzo alla barba ricciuta le sue labbra livide tremavano e dal suo petto velloso e dalle braccia grosse come tronchi esalò più forte un odore di febbre, un calore che pareva si spandesse per tutta la camera.

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