< Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 298 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Le colpe altrui.djvu{{padleft:306|3|0]]

— Muore.

— Si può vedere?

La donna, col candelabro in mano, lo guardò ed egli diventò pallido.

— Zia Maria Luisa!... — disse con una voce chiara ch’ella non gli aveva mai sentito. — Siamo nati per errare...

— Vieni, figlio mio. Ma non farti vedere perchè essa ha la coscienza lucida e capisce tutto.

Salirono la scaletta e la donna depose il candelabro sul pianerottolo, accanto ad altri che ne aveva già preparato: nella stanza che precedeva quella di Battista alcune donne sedevano, al buio, in attesa; l’uscio era socchiuso e una striscia di luce rossa attraversava l’angolo oscuro del pavimento.

Mikali s’appoggiò alla parete, e quel buio, quel raggio di chiarore, la voce sommessa del frate che dentro la camera della morente mormorava una preghiera in latino, l’odore triste che gravava intorno come un peso, — odore di morte, — tutto gli faceva pensare al luogo lontano oscuro desolato e ignoto ov’egli voleva andare. Notti e notti sarebbero passate così, in quella tristezza, in quell’attesa; eppure in fondo al cuore ne sentì un sollievo, un piacere crudele: e per la prima volta in vita sua conobbe la voluttà del dolore.

*

Allora volle vedere la morente e sottovoce pregò Maria Luisa di aprire l’uscio. E l’uscio

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.