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Poi, a poco a poco si calmò: andò a vedere il bambino che dormiva, rientrò nella camera di zia Sirena e ravvivò il lumino deposto per terra che rischiarava a metà le pareti ricoperte fino al soffitto dalle ombre dei vagli, dei canestri, dei mobili che la vecchia aveva accumulato attorno a sè come in un furgone pronto al trasloco.

— Rimane — disse appoggiando la mano al guanciale caldo della serva; e sotto sentì qualche cosa di duro; il libro con le immagini di Bakis Zanche. — Adesso diremo il rosario per ringraziare il Signore.

Anche Marianna Zanche entrò, scalza, silenziosa e rassegnata; e allo sguardo di Vittoria rispose con un segno di assentimento. Sì, anche fra lei e Mikali tutto era andato bene; egli aveva promesso di non partire. Tutto riprendeva l’aspetto di prima, tutto era tranquillo e bisognava ringraziare il Signore.

Marianna Zanche trasse il piccolo rosario portato da Andrea, e Vittoria intonò la preghiera.

— Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il nome tuo, venga a noi il regno tuo, sia fatta la volontà tua come in cielo così in terra: dà a noi oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori: non ci indurre in tentazione, liberaci dal male, e così sia.

FINE.


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