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128 | g. deledda |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Le tentazioni.djvu{{padleft:134|3|0]] presso zia Sebia; ma la sua proposta fu respinta con orrore.
Diceva zia Jacobba, con profonda convinzione negli occhi:
— Datemi Pottoi, comare; vedrete che non ve ne pentirete, comare.
Ma zia Sebia aveva un maligno splendore verde negli occhi, e per poco non bastonava la povera donna. L’idea che Pottoi poteva render felice quella disgraziata dava una vertigine di rabbia al suo perfido cuore.
— Ed io fuggo! — disse Pottoi.
La madre le diede una batosta numero uno, e poi la mandò serva a Nuoro. Zia Jacobba non la rivide mai più. L’assenza di Pottoi, a cui s’era tenacemente affezionata, la fine della sua nuova speranza, e le ingiurie ricevute da zia Sebia, furon per lei il colpo fatale. La febbre l’assalì ferocemente: tutto l’inverno passato ella restò a letto, invocando la morte che venne a trovarla verso i primi d’aprile di quest’anno.
Una sua miserissima cugina, che negli ultimi giorni penosi l’assistè per amor di Dio, trovò fra la stoppia del saccone del letto una scato-