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donna jusepa 135

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— Chi tu?

— Io Bakis Fronte. C’è don Antine?

La serva aprì e gli sorrise dicendo:

— Che il diavolo ti scortichi; c’è bisogno d’atterrare il portone per farti aprire?

E lo introdusse in una sala quadrata, a volta, sulle cui pareti gialle spiccavano certi mobili antichi, di quercia, rozzamente intagliati.

— E.... Jusepa? — domandò zia Bakis, guardando acutamente la serva.

— È di là, — ella rispose, voltandogli le spalle. Egli la seguì con lo sguardo; gli parve dal moto degli omeri, che ella ridesse, e ne provò una collera sorda, impotente. Poco dopo entrò don Costantino, in babbuccie rosse, in papalina rossa.

— Buona notte, Bakis, — disse con indifferenza: e sembrava piegarsi a una gran degnazione salutando in tal modo il pover’uomo.

— Buona notte, don Antine, — rispose l’altro torcendo il collo.

E si guardarono con una specie di sorpresa, di meraviglia, quasi non si fossero veduti mai.

Zio Bakis era un povero diavolo già vecchio e curvo. Essendo in duolo per una sorella, in-

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