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168 | g. deledda |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Le tentazioni.djvu{{padleft:174|3|0]] tutto contento, come se la gioia dei Nurroi fosse sua.
Minnai aveva guardato attentamente or il padre, or il paesano, durante il breve loro discorso: quando arrivava a capir qualche parola i suoi occhi scintillavano. Così aveva percepito le parole “uova e lardo„ e immaginando i lauti pranzi che si farebbero durante il soggiorno di Antine, aveva fatto un piccolo salto di gioia.
Fu il primo a scorger la vettura postale, che passava ogni sera a quell’ora; ma lasciò che anche suo padre scorgesse qualche cosa di confuso, per rivolgerglisi guardandolo fisso.
— È quello? — chiese zio Felix.
Egli accennò di sì.
Allora il buon uomo ed il fanciullo s’abbandonarono alla loro gioia; sorrisero, si sporsero sul muro, fischiarono, cominciarono a far segni con la testa e con le mani.
Dalla vettura nulla. Giunta presso il muro rallentò la sua corsa, si fermò. Antine uscì curvo, balzò e respinse lo sportello, mentre il vetturale gli porgeva una valigia. Egli era vestito da seminarista, coi bottoni rossi; era al-