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le tentazioni 169

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Le tentazioni.djvu{{padleft:175|3|0]] tissimo, col collo e il volto rossi e un gran naso aquilino: un tipo che colpiva. L’abito antiestetico, — aveva la sola sottana, — gli disegnava quasi a nudo le spalle e il petto un po’ incavato.

— Ben tornato, bene arrivato! — gli gridava suo padre. Ma siccome altri due viaggiatori guardavano dall’interno della vettura, Antine arrossì, diventando paonazzo. Si sarebbe detto che si vergognava di quell’uomo dagli occhiali a rete e dal gabbano turchino, e di quel fanciullo che lo divorava con gli occhioni azzurri ridenti.

Solo quando la vettura fu lontana, ed egli ebbe oltrepassato il varco aperto per lui nel muro, si lasciò abbracciare e baciare dal padre. Il fanciullo restava da parte: si avanzò solo per liberarlo dalla valigia.

— Oh, Minnai, ciao, — disse Antine distratto. Aveva una voce nasale sgradevole, ma Minnai non l’udiva, e per lui quel lungo fratello dai bottoni rossi era il più bel giovine del mondo. Sperava di venir abbracciato, ma si contentò di sfiorar la mano bianca e molle di Antine, e di toccargli uno dei bottoni rossi. Poi scappò


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